La corruzione nel codice di comportamento dei pubblici dipendenti
La corruzione è anche vietata dal codice di comportamento dei pubblici dipendenti (DPR 62 del 2013), il cui articolo 4 stabilisce come ci si deve comportare:
1) Il dipendente non chiede, nè sollecita, per sè o per altri, regali o altre utilità.
2) Il dipendente non accetta, per sè o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia e nell’ambito delle consuetudini internazionali : un piccolo mazzo di fiori a Natale o per il compleanno qualora ci siano rapporti continuativi, due cioccolatini, una lettera di ringraziamento. Mai denaro, mai cose di valore, mai oggetti che possono essere rivenduti per trarne un profitto. Comunque non deve mai ingenerarsi un’abitudine o un’usanza (“si fa così da sempre, tutti prendono mance, è normale”: non è una giustificazione, è un’ammissione di colpa!). In ogni caso, anche il piccolo regalo non deve essere percepito dall’utente privato come un dovere (“ se non faccio il regalo, secondo la mancia, poi non mi fanno la pratica, non mi ritirano i rifiuti, mi creano un danno eccetera eccetera”: l’utente, il privato, non deve mai avere questa sensazione).
3) Il dipendente non chiede, per sè o per altri, regali o altre utilità, neanche di modico valore a titolo di corrispettivo per compiere o per aver compiuto un atto del proprio ufficio da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all’ufficio, nè da soggetti nei cui confronti è o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o potestà proprie dell’ufficio ricoperto. Questa è la vera e propria corruzione, non si prendono mai soldi o regali per fare qualche cosa che si deve fare perché fa parte delle proprie mansioni. Non si vende il proprio lavoro agli utenti, ai privati, perché il lavoro è già stato “venduto” alla propria azienda che lo paga con la retribuzione.
4) Il dipendente non accetta, per sè o per altri, da un proprio subordinato, direttamente o indirettamente, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore. Il dipendente non offre, direttamente o indirettamente, regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli d’uso di modico valore. È chiaro che tra amici si possa anche fare dei regali, ma devono essere piccolo valore, normali, non devono mai essere percepiti come un dovere (il regalo al capo) o come un “comprarsi la fedeltà” (regalo fatto dal capo)
5) se un dipendente riceve regali in violazione di queste regole, deve metterle subito disposizione dell’azienda per la restituzione o per essere devoluti a fini istituzionali. Se il privato, sbagliando, fa un regalo eccessivo o imbarazzante il dipendente che non è riuscito a rifiutarlo (perché magari gli è stato recapitato da un corriere o gli è stato lasciato in ufficio o addirittura a casa), deve immediatamente consegnarlo ai vertici aziendali perché ne curino la restituzione o se è impossibile lo diano in beneficenza.
6) Il dipendente non accetta incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente, un interesse economico significativo in decisioni o attività inerenti all’ufficio di appartenenza. Bisogna insomma evitare ogni conflitto di interessi.
7) Il codice di comportamento dei pubblici dipendenti (DPR62/2013) stabilisce che per regali o altre utilità di modico valore si intendono quelle di valore non superiore, in via orientativa, a 150 euro, anche sotto forma di sconto. Questa legge prevede però che le singole aziende possano abbassare il limite di € 150, anche fino a zero.
Il suggerimento è comunque quello di evitare ogni imbarazzo a sé, agli utenti, all’ente, non ingenerando in nessun privato l’impressione di dover fare un regalo, di dover dare una mancia, e questo è un risultato che si ottiene alla luce del fatto che la dignità del lavoro, la consapevolezza di svolgere un importante funzione di servizio pubblico percependo una retribuzione con denaro pubblico, deve essere tale da non indursi in nessuna tentazione che alla fine dei conti è umiliante. È in ogni caso, potrebbe essere interpretata, come quasi sempre succede, come una tangente e, quindi, come un reato di corruzione.