Andrea Castelnuovo

Abusi di potere e conflitto di interessi

Il codice di comportamento dei pubblici dipendenti è molto chiaro stabilisce delle regole molto semplici 1. Il dipendente deve svolgere i propri compiti rispettando la legge 2. deve perseguire l’interesse pubblico (la gestione del ciclo dei rifiuti, la regolarità del servizio) senza abusare della sua posizione o dei suoi poteri. 3. Deve comportarsi con correttezza, buona fede, trasparenza, ragionevolezza: deve rispettare le regole, farle rispettare, saper gestire le criticità e i problemi con intelligenza e elasticità, ma senza creare situazione di disagio o di privilegio ingiusto 4. deve essere indipendente e imparziale 5. deve astenersi dal fare qualsiasi cosa qualora ci sia un conflitto di interessi. 6. Deve astenersi da qualsiasi comportamento che possa nuocere agli interessi o all’immagine dell’azienda… Continue reading

La corruzione nel codice di comportamento dei pubblici dipendenti

La corruzione è anche vietata dal codice di comportamento dei pubblici dipendenti (DPR 62 del 2013), il cui articolo 4 stabilisce come ci si deve comportare: 1) Il dipendente non chiede, nè sollecita, per sè o per altri, regali o altre utilità. 2) Il dipendente non accetta, per sè o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia e nell’ambito delle consuetudini internazionali : un piccolo mazzo di fiori a Natale o per il compleanno qualora ci siano rapporti continuativi, due cioccolatini, una lettera di ringraziamento. Mai denaro, mai cose di valore, mai oggetti che possono essere rivenduti per trarne un profitto. Comunque non deve mai ingenerarsi un’abitudine… Continue reading

La corruzione

Esistono due tipi di corruzione, che rappresenta lo scambio di un atto del pubblico dipendente verso una tangente pagata da un privato: Corruzione per l’esercizio della funzione Art. 318 codice penale “Corruzione impropria” Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da tre a otto anni. La norma punisce il pubblico dipendente che riceve una tangente per fare qualche cosa che comunque rientra nelle proprie competenze, per compiere un atto che comunque si deve compiere a prescindere dal pagamento. La nozione di “altra utilità”, quale oggetto della dazione o promessa, ricomprende qualsiasi vantaggio… Continue reading

Induzione indebita a dare e promettere utilità

art. 319-quater codice penale Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da sei anni a dieci anni e sei mesi. Nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a tre anni. La differenza fondamentale tra concussione ed induzione indebita sta nel fatto che nella prima figura vi è un abuso costrittivo del pubblico ufficiale, attuato mediante violenza o minaccia di un male ingiusto e notevole, da cui… Continue reading

Concussione

Art. 317 codice penale Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni. È un fatto gravissimo, che viene punito con una pena molto elevata: si tratta di costringere qualcuno, con violenza, con minaccia, a farsi dare una tangente. CASISTICA CASO 1: Condannato per concussione un Sindaco che in una seduta della Giunta Municipale ha costretto un assessore ad esprimere un voto favorevole all’assunzione di un dirigente dello stesso Comune al di fuori della dotazione organica, minacciando che, se non avesse espresso detto… Continue reading

Indebita percezione di erogazioni a danno dello stato.

Art. 316 ter codice penale Chiunque mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per sé o per altri, contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dalle Comunità europee è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è della reclusione da uno a quattro anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio con abuso della sua qualità o dei suoi poteri. Quando la somma indebitamente percepita è pari o inferiore a euro 3.999,96 si… Continue reading

Malversazione ai danni dello stato

Art. 316 bis codice penale Chiunque, estraneo alla pubblica amministrazione, avendo ottenuto dallo Stato o da altro ente pubblico o dalle Comunità europee contributi, sovvenzioni o finanziamenti destinati a favorire iniziative dirette alla realizzazione di opere od allo svolgimento di attività di pubblico interesse, non li destina alle predette finalità, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. La norma punisce il privato che, avendo ottenuto denaro pubblico destinato a una determinata finalità pubblica, inizia quel fine ma per qualche cosa di diverso, normalmente per soddisfare interessi privati. Il presupposto della condotta malversativa è rappresentato dalla ricezione di pubbliche sovvenzioni, in quanto devono derivare da uno degli enti citati nell’art 316 bis, deve trattarsi di erogazione a… Continue reading

peculato d’uso

Art. 314 comma 2 codice penale Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita. Si configura il peculato d’uso quando il colpevole, dopo aver usato la cosa pubblica, la restituisce. La norma tutela non solo il patrimonio della Pubblica Amministrazione ma anche soprattutto il suo buon andamento. Ecco perché si può rispondere di peculato d’uso anche in mancanza di danno patrimoniale, perché comunque distogliendo il bene pubblico dalla sua funzione anche momentaneamente si provoca una lesione alla funzionalità dell’ufficio. CASISTICA Sono tipici casi di peculato d’uso quelli del dipendente dell’ente pubblico che utilizzi… Continue reading

peculato

Art. 314 comma 1 codice penale Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi. La norma punisce il soggetto pubblico che ha il possesso o la disponibilità di denaro o beni di terzi per ragioni d’ufficio o di servizio e si comporta come se fosse il proprietario, utilizzandoli per fini personali. La condotta lede gli interessi patrimoniali dell’Ente e dei privati, ma anche il regolare e buon andamento della pubblica amministrazione in quanto realizza un’estromissione totale del bene dal… Continue reading

Denaro e beni dell’Ente

Il denaro e i beni di proprietà dell’Ente o di terzi sono sacri: li si utilizza soltanto per i fini pubblici che sono propri dell’ente, non li si usa mai per fini personali, non si distolgono mai dall’uso pubblico. Le regole sono chiare e sono dettate dal codice penale, del codice di comportamento dei pubblici dipendenti e dai regolamenti interni dei singoli enti. È chiaro che la violazione di queste regole comporta responsabilità penale, responsabilità civile (ossia l’obbligo di restituire le cose e il denaro di cui ci si appropriati e anche di risarcire il danno, per esempio il danno all’immagine), e responsabilità disciplinare. Iniziamo dal codice di comportamento dei pubblici dipendenti (UDPR 62 del 2013) il cui articolo 11… Continue reading